Il falcione è un’arma a raggio intermedio tra la spada a una mano e la daga; ha un solo filo e per la sua conformazione può ricordare una
scimitarra persiana. La somiglianza non è affatto casuale: questo tipo di spada fu introdotto in Europa dai cavalieri crociati di ritorno dalla
Terra Santa che ne avevano constatato l'efficacia sulla loro stessa pelle. Altri studiosi affermano per contro che l'origine più probabile potrebbe
invece doversi ricercare negli strumenti agricoli o dei macellai che avrebbero dato i natali anche alla coltella a due mani.
Il falcione riunisce la forza di una ascia alla maneggevolezza della spada: ha un bilanciamento orientato verso la punta, che è slargata e curva;
tutte caratteristiche che le consentono di infiggere colpi potenti e rapidi al tempo stesso.
È un tipo di scherma molto caratteristica: i colpi sono inferti quasi esclusivamente tramite l’uso del polso diversamente dalla spada,che tende a
utilizzare maggiormente braccio e spalle. La posizione di guardia richiede che si dia il fianco armato all’avversario e che il braccio inutilizzato
sia posto dietro la schiena, concedendo così meno bersaglio possibile.
Il falcione è oggi poco conosciuto, ma in passato era molto utilizzato, tanto che esiste un trattato, lo “Oplodidaskalia sive Armorvm Tractandorvm Meditatio Alberti Dvreri” (MS 26-232) conservato presso il Museo Albertina a Vienna, che illustra le guardie e le tante
tecniche che rendono quest’arma affascinante, e letale per chi l’affronta senza conoscerla.
Arcieri e balestrieri ne facevano uso come ultima risorsa, nel caso in cui si trovassero costretti ad affrontare avversari in mischia, essendo più
leggero e meno ingombrante di una spada, ma senza rinunciare a un buon potenziale offensivo.
Un esemplare conservato in Inghilterra presso il Museo di Norfolk mostra che tale arma aveva un peso intorno al chilogrammo, una lunghezza di circa 90 cm di cui 80 circa di lama.