Daga

Daga

La daga, nello specifico il modello conosciuto come “a rondella” dal tipo di guardia di cui è dotata, è un'arma a lama corta e dritta a sezione triangolare, la cui lunghezza si aggira intorno ai 35 cm. Ciò garantiva la robustezza necessaria a ottenere una capacità di penetrazione tale da vanificare la protezione offerta dalle piastre in metallo che cominciavano a ricoprire il corpo degli armigeri dal 1250 in poi.
La daga può vantare una trattazione molto ampia: occupa una parte importante nel “Flos Duellatorum” di Fiore dei Liberi e nel “Fechtbüch” di Hans Talhoffer, continuando ad essere studiata anche nel Rinascimento da maestri come Achille Marozzo e Antonio Manciolino della Scuola Bolognese.

Un duello di daga avviene a contatto ravvicinato, e per la maneggevolezza e leggerezza dell’arma, ha un ritmo molto sostenuto: l’insieme di queste caratteristiche sono tali da giustificare le parole di Fiore dei Liberi da Cividale, il quale sosteneva che era impossibile riuscire a terminare un combattimento di daga senza riportare ferite, per quanto superficiali.

L’impostazione della guardia nel duello di daga richiede che l’arma sia sempre rivolta verso l’avversario, con l'altra mano pronta a parare i colpi del contendente. La lama dovrà trovarsi davanti alla mano libera, così da fare ostacolo a eventuali colpi insidiosi inferti dal nemico allo scopo di incapacitare la prosecuzione del duello.