La spada utilizzata con lo scudo è forse l’equipaggiamento d’arme più conosciuto e famoso. La disciplina di spada e scudo è la più antica tra quelle trattate nella nostra Scuola, e rappresenta per l’allievo il primo approccio con una spada, confidenza necessaria per le armi successive. La scherma che ne scaturisce prevede di saper controllare il peso dello scudo, che può essere utilizzato sia in attacco, sferrando potenti colpi, che in difesa. È allo scudo infatti che è deputata la protezione della testa e del tronco del combattente mentre i colpi alle gambe sono necessariamente intercettati dalla spada. Ne risulta una modalità di combattimento che alterna fasi statiche ad assalti veloci e, spesso, violenti corpo a corpo, durante il quale il fisico dello schermidore deve essere preparato a sopportarne lo stress.
Lo scudo è composto da una o più sezioni in legno, o altri materiali, e costruito in modo da poter essere imbracciato
e manovrato con un solo arto. Le sue origini sono molto antiche (basti pensare ai guerrieri dell’antica Grecia,
gli Opliti, il cui nome deriva proprio dal loro particolare tipo scudo, "Òplon") ma il suo uso in guerra è decaduto progressivamente sia a causa
dell'avvento delle armi da fuoco che dalle mutate necessità tattiche sui campi di battaglia.
Nel Medioevo, gli scudi avevano le fogge più disparate a seconda della loro funzione. La Scuola utilizza il modello detto “scapezzato”, in auge dalla fine del XIII sec. fino agli inizi del XV sec.
con la forma di un triangolo con i due lati arrotondati e con la base verso l'alto.
La spada, arma divenuta simbolo del cavaliere medievale, è qui studiata per la prima volta.
Esistono vari modelli di spada a una mano e non è nostra intenzione in questa sede il fornirne una trattazione.
Le tipologie di spada usata dalla Scuola sono tutte inerenti il periodo XII - XIV sec. Alcuni reperti museali di riferimento possono essere la spada detta di
“San Maurizio”, conservata presso l'Armeria Reale di Torino, la spada di San Galgano visibile nella omonima cappella a Montesiepi (SI), la spada di
Cangrande della Scala custodita nel Museo di Castelvecchio (VR) o le numerose lame riconducibili a varie fonti iconografiche del periodo come la
Bibbia Maciejowski.
Quanto agli aspetti meramente tecnici, in generale, tali spade presentano doppio filo e punta, hanno una lunghezza totale intorno a 100 cm, pomolo e guardia dritta in acciaio ed impugnatura in
legno rivestito in pelle. Il loro peso si aggira attorno ai 1200 - 1350 gr.
Tali armi erano pensate sia per sferrare potenti colpi di taglio che per agire efficacemente di punta contro le protenzioni del tempo (cotte di maglia e primi lamieri).